LA CONCORRENZA SI “RICARICA” NELLE BATTERIE
Si è concluso solo qualche giorno fa il festival della mobilità elettrica che ha avuto luogo a Milano tra il 16 e il 19 ottobre. Tale manifestazione ha portato con sé spunti molto interessanti e ha visto la partecipazione di esponenti del Governo, nonché operatori del settore della mobilità sostenibile e della filiera del (complesso) mondo delle batterie e della ricarica per i veicoli elettrici.
La mobilità (automobili e camion in primis) e micromobilità (biciclette, monopattini ecc.) elettrica stanno subentrando in maniera sempre più dirompente nella società moderna e cambieranno la vita di ogni singola persona nella sua esperienza individuale e collettiva. Lo spostamento costituisce infatti, per la gran parte delle persone, una parte fondamentale del quotidiano e il radicale cambiamento in essere verso la mobilità elettrica impatterà in modo sostanziale l’ambiente nel quale si esprimono gli individui. Non più città rumorose, basso impatto ambientale (target di riduzione delle emissioni a zero entro il 2050, secondo quanto previsto dagli obiettivi del Green Deal europeo) e riconversione di tantissime aree al fine della predisposizione di una rete distributiva dell’energia elettrica efficiente e di un sistema di colonnine di ricarica tale da coprire interamente il territorio nazionale.
A tutto questo deve aggiungersi la necessaria produzione e fornitura in notevole quantità di moderne batterie (al momento la tecnologia in via di sviluppo è quella delle batterie al litio) e di un aggiornato sistema di raccolta delle medesime una volta giunte a fine ciclo-vita, che comprenda una veloce quanto efficiente raccolta e un successivo smaltimento. Quest’ultimo dovrà consistere perlopiù nel totale riciclo delle batterie usate al fine di predisporle ad un secondo utilizzo nel settore della mobilità (tramite l’estrazione dei componenti o in quello dell’accumulo di energia per gli usi più svariati, inclusi i pannelli fotovoltaici).
La buona riuscita di un modello che si propone di sostituire quello attuale anche (e soprattutto) nell’ottica dell’efficienza economica e del corretto dispiegarsi delle dinamiche competitive impone che nella filiera del riciclo non si sviluppino anomalie concorrenziali e che la formazione dei prezzi avvenga senza coordinamenti di alcun tipo anche in seno alle associazioni di categoria.
Recente è infatti la memoria dello scorso giugno (15 giugno 2021) che ha visto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato pronunciarsi nel caso I838 – Restrizione nell’acquisto degli accumulatori al piombo esausti, per violazioni dell’art. 101 TFUE. L’Autorità ha poi chiuso il procedimento in questione rendendo obbligatori gli impegni assunti dai soggetti parte del citato provvedimento, ai sensi dell’art. 14 ter, comma 1, della Legge 287/1990, senza accertare quindi alcuna infrazione.
Nello specifico, l’accusa mossa dall’AGCM, inter alia, aveva riguardato la violazione dell’art. 101 TFUE per aver i riciclatori (e i produttori integrati) aderenti al sistema COBAT (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) definito congiuntamente e progressivamente al ribasso i prezzi di acquisto di accumulatori al piombo esausti (per veicoli e industriali) raccolti dal sistema COBAT e dagli altri sistemi nazionali, coordinandosi anche con riferimento alle quantità di rifiuti da essi acquistate e spartendosi il mercato con una strategica partecipazione alle gare per l’aggiudicazione dei lotti offerti.
Insomma, una vera e propria intesa avente dunque ad oggetto la definizione delle condizioni economiche di acquisto dei suddetti accumulatori raccolti dal sistema COBAT e dai sistemi di raccolta concorrenti.
Un mercato complesso quello facente parte del settore della filiera del recupero degli accumulatori al piombo esausto, i quali, una volta giunti a fine vita, vengono raccolti e recuperati per l’estrazione del piombo in essi contenuto e per la sua trasformazione in nuova risorsa (cd. piombo secondario), secondo un modello di economia circolare, visto che il piombo secondario rappresenta il principale input per la produzione di accumulatori al piombo nuovi.
Senza entrare troppo nel dettaglio, giova ricordare che la decisione del giugno scorso ne segue un’altra, non molto risalente e praticamente dello stesso tenore (oltre che relativa agli stessi soggetti). Sì, perché anche nel caso I697 – Riciclaggio delle batterie esauste (Provvedimento 19814 del 29 aprile 2009) l’AGCM aveva comminato delle multe ad alcuni operatori del settore appena descritto. In particolare, l’Autorità aveva contestato alcune attività̀ di COBAT assieme alla sussistenza di determinazioni dell’associazione d’impresa AIRPB (Associazione Imprese Riciclo Piombo da Batterie) suscettibili di distorcere la concorrenza sui mercati della raccolta e del riciclaggio di batterie al piombo esauste, nonché la sussistenza di un’intesa anticoncorrenziale esistente tra gli smelter (ricicaltori) consorziati, anche attraverso l’associazione d’impresa AIRPB, rispetto al mercato del riciclaggio di batterie al piombo esauste.
L’AGCM è dunque intervenuta già ben due volte nell’arco di poco più di un decennio in questo particolare mercato ed è pertanto necessario che le anomalie concorrenziali non si verifichino anche nel nuovo mercato delle batterie al litio che presumibilmente conquisterà la filiera della mobilità (e micromobilità ) elettrica.
Le previsioni future parlano di migliaia (nell’ordine delle decine!) di tonnellate di batterie al litio da raccogliere e trattare. Non solo, l’Unione europea è al lavoro per creare una filiera dedicata totalmente a questa tipologia di rifiuti. Una vera e propria svolta che potrebbe tramutarsi, oltre che in una sfida, anche in un’opportunità per le imprese produttrici che vorrebbero occuparsi in prima persona dello smaltimento e del riuso delle batterie, prendendo possesso del mercato tout court.
Ad oggi sono ancora allo stato embrionale i progetti di riciclo delle batterie al litio, anche perché recuperare nichel e cobalto dalle medesime richiede processi ingegneristici complessi, cosa che ha al momento direzionato l’attenzione sul riutilizzo delle batterie in altri settori quale quello dei pannelli fotovoltaici. Al contempo, dovranno essere costruite fabbriche per la produzione e lo smaltimento degli ioni di litio.
Ma un dato ben evidente rimane: come lo era stato per le batterie al piombo, anche per quelle al litio si tratterebbe di un mercato di nicchia e potenzialmente molto esposto ad anomalie concorrenziali, visto l’alto grado di tecnicità e i rischi connessi al fatto che questo sarebbe un mercato di nuova formazione e, pertanto, suscettibile di essere cannibalizzato da pochi players, nonché da strategie di coordinamento e/o compartimentazione del mercato, come già osservato per il mercato delle batterie al piombo.
Nonostante nell’Unione europea la raccolta e il riciclo di pile e accumulatori sia regolata dalla Direttiva 2006/66/CE (applicata in Italia tramite il Decreto Legislativo 188/08 e successive integrazioni), secondo cui gli Stati membri sono tenuti ad adottare tutte le misure necessarie per ottimizzare e promuovere la raccolta differenziata, evitando che questi prodotti siano smaltiti come rifiuti urbani misti, mancano tuttavia ancora (e soprattutto) precise puntuazioni (auspicabilmente fonti primarie e/o soft law trasversali al diritto della concorrenza) che possano predisporre il terreno a un perfetto dispiegarsi del gioco competitivo.
Infatti, non bisogna dimenticare che quest’ultimo è anche uno dei principali driver dell’innovazione e ciò è tanto più vero quanto nel mercato delle batterie al litio l’innovazione tecnologica rappresenta una componente fondamentale. Non a caso le batterie al litio vengono ora progettate secondo schemi che prevedano (i) un design sostenibile in modo che si eviti l’utilizzo di materiali pericolosi per l’ambiente (come il cobalto); (ii) un design per lo smantellamento affinché, meccanicamente, la batteria sia prodotta per essere prelevata e aperta facilmente, in modo da velocizzare il processo di scomposizione; (iii) un design per il riciclo: con riferimento ai materiali utilizzati, le batterie verranno realizzate tenendo a mente sin da subito che a fine vita dovranno essere riciclate (ad es. utilizzando materiali a base acquosa anziché organica).
È dunque per tali ragioni che nella novizia filiera delle batterie al litio, la quale comprende svariati operatori (produttori, raccoglitori e riciclatori in primis – anche potenzialmente integrati verticalmente come per il piombo), sarà fondamentale non farsi sfuggire l’occasione di creare un mercato virtuoso che non replichi le vicende verificatesi nel mercato (che sarà sempre più rimpiazzato) delle batterie al piombo esausto. Ciò non può trascendere dall’applicazione di meccanismi non discriminatori e trasparenti nelle gare pubbliche, come dal controllo delle decisioni assunte a livello di associazioni di categorie e dalla verifica del comportamento dei singoli operatori nel reciproco relazionarsi l’uno con l’altro al fine di evitare pericolosi coordinamenti (soprattutto sui prezzi) o nella formazione di dinamiche escludenti che possano creare, o anche solo rafforzare, posizioni dominanti su un mercato emergente di rilevanza centrale nello sviluppo della nuova green economy.