0

Green procurement, prezzo o qualità? un’occasione unica

Francesca Moretti (Servizi per la ricarica elettrica di autoveicoli – Un mercato del prezzo?) ha letto in condivisibile chiave critica le proposte dell’Agcm (segnalazione del 23 marzo 2021) al Governo, di modifica normativa per lo stimolo alla concorrenza nel settore della filiera dei servizi di ricarica elettrica dei veicoli. È più che dubbia la razionalità di affidare quello stimolo al solo prezzo, a scapito della qualità dei beni e servizi acquistati.

Il tema è rilevante. Da sempre esso è proprio del public procurement. La crescita della sofisticazione tecnologica dell’oggetto degli acquisti pubblici, specie verdi, lo acuisce, nella prospettiva evolutiva della concezione della spesa pubblica quale leva promozionale di politiche ambientali (e sociali in genere), da quasi un ventennio passata a motivare e conformare le regole (europee e interne) degli acquisti pubblici.

Francesca dice quindi in apparenza cose scontate, che sono però rivoluzionarie.

È così messo in luce il paradosso dell’ampia discrepanza tra l’articolazione del sistema normativo che promuove acquisti pubblici di alta qualità, anche green, e lo scarso e talora impacciato uso che di quelle regole fa chi di dovrebbe profittarne.

Ciò ha toni di particolare attualità alla luce di misure e obiettivi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr).

Nelle direttive 2014/23-24-25/Ue (e nel dlgs 50/2016, Codice dei Contratti) prendono letterale muffa (verde, certo, ma …) strumenti come il dialogo competitivo, il partenariato per l’innovazione, le consultazioni preliminari di mercato, ed è ignorata la facoltà di affidamento basata su soli criteri qualitativi, a prezzo bloccato. 

In altre parole, sono sotto utilizzati gli strumenti amministrativi concepiti per dialogo p.a.-mercato, di particolare idoneità per acquisti innovativi, rispetto ai quali le possibilità offerte dal secondo anche quanto a informazione su soluzioni avanzate possono stimolare scelta e definizione di più efficaci politiche pubbliche. Sono cioè scarsamente usati i c.d. moduli pre-commerciali consistenti in procedure tese a consentire alla p.a. di sviluppare e sperimentare soluzioni nuove, da fare poi oggetto di acquisti su maggior scala secondo strumenti più tradizionali. 

Programmi come Smarter Italy (è indispensabile l’inglese?) stanno smuovendo le acque dopo lungo assopimento. Ma dal 2013 al 2019, solo 80 sono state le procedure innovative d’acquisto per soli 470 ML di euro1, con uso di moduli pre commerciali in oltre il 64% di casi, mentre i partenariati per l’innovazione costituiscono solo il 16%2.

L’alibi sempre accampato per il mancato uso di questi strumenti di dialogo con il mercato è stato quello del (affermato) maggior costo degli acquisti innovativi, e della talora opinabile capacità della p.a. nazionale di gestirne la complessità.

La perdita di sistema è secca in termini di perdita sia di qualità degli acquisti innovativi sia di efficacia delle politiche promozionali. Ma essa è anche economica. Miglior qualità a pari prezzo è efficienza, e l’efficienza stimola la concorrenza. Ed è dunque fattore di risparmio sull’acquisito. Il che, per inciso, fa riflettere sulla solidità del detto alibi di accantonamento di modi innovativi ci acquisto. 

La constatazione dell’insoddisfacente status quo non è di oggi, ma è oggi più grave.

Il sistema di misure europee e interne che fa capo al Pnrr mira non solo a iniettare risorse nel ciclo economico (tutto sommato l’obiettivo meno ambizioso) a fare di quell’iniezione l’occasione di stimolo di una crescita strutturale dell’efficienza dell’economia e della concorrenza da parte di una migliorata amministrazione pubblica.

Con miglioramenti che possono prodursi in buona parte a ordinamento invariato, solo sfruttando regole che già esistono. Come ha mostrato anche la “COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE Orientamenti della Commissione europea sull’utilizzo del quadro in materia di appalti pubblici nella situazione di emergenza connessa alla crisi della Covid-19 (2020/C 108 I/01)”. 

Ciò, anche per evitare al Pnrr la trappola dell’emergenza. Di emergenza è infatti la situazione sulla quale incidere. In linea di principio occorre invece evitare che di emergenza siano anche tutte le regole per fronteggiarla. Poiché ciò è antitetico all’obiettivo di recupero a regime di efficienza del sistema economico e amministrativo.

Dunque cominciamo a usare le norme che ci sono.

Roberto Invernizzi


Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *